Sono cresciuta a Roma. Quando ero una ragazza innamorata di tutta la bellezza che mi circondava, i pomeriggi dopo scuola prendevo la moto, mettevo il casco ed i guanti regalati da mia madre e scivolavo verso qualcuna di quelle meravigliose bellezze. A “chiamarmi” poteva essere un’opera di Michelangelo, una chiesa sul colle Aventino, il profumo e il gusto di un cappuccino da bere in un’antica caffetteria dai banconi in marmo di piazza Farnese o la mia città vista dall’alto, dallo Zodiaco o dal Giardino degli Aranci. Potevo scivolare tra la bellezza di Roma con la macchina fotografica e un mucchio di scatti da fare in bianco e nero o “a mani vuote”.
A mani vuote l’esperienza era davvero un tuffo: raccoglievo tutto, tutte quelle impressioni potenti e importanti e le facevo mie, quando tornavo a casa ero più ricca. Allora mi cimentavo con il gesso e l’argilla, il mio modo di avvicinarmi a tutte le meraviglie scultoree che osservavo, estasiata, ora mi muovo tra il carboncino, le tele, la carta, gli acrilici, la scrittura e la musica. Scrivo, disegno, illustro favole per bambini, suono, la chitarra, le percussioni e l’armonica in Re.